Pianta sempreverde della famiglia botanica delle Myrtaceae, deriva il suo nome dalla mitologia greca: Myrsìne era il nome di una fanciulla attica, che dopo aver battuto un suo coetaneo in una gara ginnica, fu uccisa dall'amico che non accettò la sconfitta.
In seguito la dea Atena la trasformò in un cespuglio di mirto.
Nell’antica Grecia molte eroine e amazzoni portavano un nome che ricordava la parola “mirto”. Ne è esempio Myrtò, un’amazzone che aveva combattuto contro Teseo. E ancora Myrìne, la regina delle Amazzoni in Libia.
La stessa Roma era considerata la città del Mirto. Pare che esistesse già come pianta spontanea nel territorio fin dal tempo della sua fondazione. Plinio racconta che sia stato il primo arbusto ad essere piantato in un luogo pubblico nell’antica capitale dell’Impero.
La storia ci racconta anche che davanti al tempio di Quirino, sull’antico colle del Quirinale, erano stati piantati due Mirti sacri.
È tradizionalmente associato anche all'amore, e quindi utilizzato in molte culture di diversi paesi per suggellare i voti nuziali, quale simbolo di bellezza e fertilità. Perfino la Regina Vittoria, nelle sue nozze con il principe Alberto nel 1840 li mise nel suo bouquet nuziale poi piantato nel suo giardino nell'Isola di Wight – dando inizio a una tradizione seguita dalla famiglia reale.
La pianta ha un accrescimento molto lento e longevo e può diventare plurisecolare.
Nei Giardini di Villa della Pergola c’è un boschetto di mirti, dove ai mirti comuni, già presenti, si sono aggiunti 8 mirti secolari provenienti dalla Sicilia.
Il loro è stato un lungo viaggio prima di atterrare e venire trapiantati nei Giardini: sono infatti scenograficamente arrivati in elicottero data la loro stazza e delicatezza, e soprattutto data la conformazione caratteristica dei Giardini e i terrazzamenti tipici delle colline liguri!
Una curiosità?
Nella nostra tradizione popolare (specie nel Lazio e in Campania) questa pianta è nota anche col nome di mortella: il nome della Mortadella deriverebbe dal riferimento all’antico utilizzo delle bacche di mirto per aromatizzare questo insaccato, al posto del pepe che viene utilizzato oggi.